Paradigma Cognitivo

Qualsiasi tipo di paradigma serve come modello o riferimento per descrivere e analizzare un particolare argomento. Comprendendo che in senso lato si prendono in considerazione diverse teorie che pongono una grande diversità di risoluzioni a problemi o situazioni determinate, in conclusione un paradigma permette di affrontare un tema mantenendo una prospettiva più chiara. 

Generalmente la parola paradigma è intesa come un sinonimo accettato a parole come modello, norma, regola, modello o ideale. Ma in più emergono una vasta classificazione di diverse tipologie di paradigmi, ognuna delle quali si adatta a temi che possiedono le proprie idee e finalità. 

Una delle tipologie di paradigma è quella che porta per nome paradigma cognitivo. Si riconosce perché prende in considerazione tutti quegli aspetti che sono propri della mente umana. Ciò significa che saranno presi in considerazione solo i riferimenti o le teorie che cercano di spiegare come sono i processi di apprendimento e di comportamento. 

Che cosa è il paradigma cognitivo?

Il paradigma cognitivo è un gruppo di fondamenti teorici e di sistemi di studio su come funziona il cervello in generale e come si assimilano le conoscenze in particolare.

Il paradigma cognitivo è una risposta avversa al paradigma comportamentale, nel quadro della rivoluzione tecnologica dopo gli anni Cinquanta, quando l’informatica irrompe nella comunicazione e quindi nello sviluppo della conoscenza.

Inoltre, il paradigma cognitivo è una componente essenziale della scienza cognitiva, che è incaricata di analizzare come si articola la produzione di conoscenza rispetto all’apprendimento e ai comportamenti, in funzione della soluzione di problemi. Poiché la sua base è obiettiva, è una corrente razionalista.

Caratteristiche del paradigma cognitivo

Come indicato, questo paradigma fa parte delle scienze cognitive, per cui dalla sua origine si identifica un parallelismo tra il funzionamento dei computer e il cervello umano. Il discorso computazionale, l’analogia tra mente e macchina, è servito da base per spiegare il funzionamento della mente.

Il cognitivismo è una corrente degli inizi del XX secolo. Il suo approccio centrale è nell’istruzione e nell’apprendimento significativo, che utilizza la conoscenza già assimilata per connettersi con lo schema cognitivo specifico di ogni studente. Le sue aree sono l’analisi linguistica, la teoria dell’informazione e l’informatica, interessi che condivide con il paradigma socioculturale.

L’idea fondamentale della nozione di apprendimento cognitivo consiste nella predica che la memorizzazione di nuovi dati dipende da variabili interne ed esterne. Per questo, cerca di identificare i fattori che entrano in gioco nell’apprendimento, per potenziarli.

in vari contesti. Naturalmente, il più citato è il sistema educativo, anche se ha applicazioni in altri settori come la psicologia e la comunicazione.

In pratica, la teoria dell’apprendimento cognitivo ha dato origine a due paradigmi: a) la teoria della cognizione sociale e b) la teoria cognitiva comportamentale. 

In sintesi, la prima sostiene che vi sono tre agenti necessari per l’apprendimento, quelli di carattere comportamentale, quelli di tipo ambientale e quelli di natura personale. La teoria della cognizione sociale dà molta importanza all’ambiente. Pertanto, sostiene che l’apprendimento soddisfacente si ottiene in una persona con un comportamento attivo e in un ambiente propizio all’acquisizione di nuove conoscenze.

La seconda teoria, cognitivo comportamentale, studia i legami esistenti tra il comportamento di un soggetto, i suoi sentimenti e le sue credenze. L’esperienza umana può essere compresa da questi tre fattori. Nel campo pedagogico, la teoria cognitiva comportamentale evidenzia l’esistenza di tre componenti che determinano i dati che si possono memorizzare: l’autopercezione, il modo di percepire il contesto e le aspettative o pensieri relativi al futuro.

Per la psicologia cognitiva è fondamentale l’analisi dei processi di apprendimento come il ragionamento e il linguaggio, che si esprimono nella natura delle idee e la soluzione di ipotesi.

La metafora mente macchina porta all’approccio che il sistema cognitivo, è composto da ricevitori, un sistema motore e processi cognitivi. In questo senso, questi ultimi processi decodificano e riconoscono le informazioni trasmesse dai ricevitori (i sensi), modellano le azioni sugli individui, orientano l’assegnazione delle abilità cognitive, come la memoria di azioni ed esperienze.

Per la sua importanza nel campo dell’istruzione, qui di seguito sono evidenziate alcune caratteristiche:

  • Il paradigma cognitivo comprende il corpo umano e i suoi sensi come un tutt’uno. La metafora del computer, la sua funzione di processore, è la risorsa a cui fa appello, dando al cervello un ruolo unico.
  • Per il cognitivismo è il cervello e non gli stimoli, esterni o irrazionali, che dirigono le competenze umane. Per questo si allontana da posizioni comportamentali e psicoanalitiche, rispettivamente.
  • Le abilità superiori, come l’intelligenza, la creatività, il pensiero riflessivo e critico, sono di interesse per questo paradigma. E l’educazione deve occuparsi di sviluppare le capacità e le abilità mentali insieme alle qualità emotive, come i valori e gli atteggiamenti.
  • Difende l’idea di un maestro riflessivo. Inoltre, è visto come mediatore dell’apprendimento, avendo come asse del suo lavoro lo sviluppo delle capacità intellettuali ed affettive degli studenti. Il modello è imparare ad imparare, e il design curricolare dirige il suo attenzione agli obiettivi per contenuti e metodi.
  • Da questa prospettiva riflessiva, l’apprendimento si svolge sotto la domanda come impara chi impara e quindi l’insegnante implementa la strategia.
  • L’intelligenza non è vista come un dono che è o non è, ma è il prodotto del lavoro della mente. Riconosce che esiste un’intelligenza potenziale, ma che può e deve essere sviluppata attraverso strategie formative. 
  • La memoria a breve, medio e lungo termine è fondamentale per questo paradigma. La memoria costruttiva è un fattore essenziale. Inoltre, l’immaginazione è intesa come parte di quel processo di conoscenza. Memoria e immaginazione sono fattori per la costruzione del sapere.

Nella psicopedagogia, il paradigma cognitivo studia l’attitudine cognitiva dello studente ad apprendere e risolvere approcci. Come si stabilisce questa attitudine cognitiva? Questo viene fatto da:

  • I processi di apprendimento di base, come l’attenzione, la percezione, la codifica, la memoria e il ripristino dei dati.
  • Abilità, abilità, nozioni e conoscenze precedenti.
  • Il modo di imparare.
  • I metodi generali e specifici appresi.
  • La conoscenza acquisita da esperienze cognitive personali o da metacognizione.

Come conclusione

Il paradigma cognitivo rappresentava il superamento dei paradigmi comportamentale e storico-sociale. In questo senso, si è occupato della prospettiva metacognitiva: la riflessione su come si impara. Attingendo all’analogia con il computer, si identificò il cervello umano con un processore, sottolineando le sue potenzialità e attitudini, oltre ai suoi valori e atteggiamenti, al fine di potenziarle.

In uno sforzo metariflettivo, il paradigma cognitivo ha cercato di identificare come si impara ad imparare o insegna a pensare. Ha rafforzato l’apparato concettuale e metodologico dell’educazione, basando l’apprendimento sui processi cognitivi elementari, come le sensazioni, la motivazione e la percezione, così come sui processi cognitivi superiori, come l’intelligenza, il pensiero, il linguaggio, la memoria, ecc.

Il paradigma cognitivo ha messo sul tappeto l’urgenza di una società informata di fronte al suo nuovo ruolo di utente di sistemi di calcolo e di informazione, come Internet. Sono le cosiddet
te società dell’apprendimento che il paradigma cognitivo ha evidenziato. La società deve imparare in base alla velocità di avanzamento delle nuove tecnologie del l’informazione e della comunicazione. Il paradigma cognitivo è stato fondamentale per questo processo.

Tuttavia, come ogni paradigma, esso è estraneo ad altri sistemi e, per questo, pecca di riduzionismo per la sua prospettiva disciplinare e psicologista, che lo limita e lo allontana dai contributi di altre discipline. Il paradigma cognitivo è individualista, per cui in pratica richiederebbe di essere completato con altri modelli, in particolare con il paradigma sociale.

Come si relaziona con la psicologia? 

Molte delle politiche e istituzioni educative che hanno favorito il paradigma storico-sociale, con l’apprendimento cooperativo, il cosiddetto interazione sociale, la strutturazione sociale della mente, si sono dimostrate riluttanti al paradigma cognitivo. Tuttavia, per la psicologia è di vitale importanza perché permette di comprendere meglio le persone e la loro mentalità. 

Risulta essere molto utile per la psicologia perché si tiene conto delle informazioni provenienti da teorie dell’informazione, scienze informatiche e anche da quelle linguistiche. È così che si riesce a studiare in modo più adeguato tutti i processi di apprendimento, in particolare quelli in cui si creano nuovi concetti e nuovi approcci per la soluzione di problemi di varia natura. 

Ma è anche un sistema che non solo identifica ma interpreta. In questo modo si è riusciti ad avere una migliore comprensione dei ricevitori e degli esecutori, cioè di tutti gli aspetti che intervengono in azioni come la memoria. 

La prima volta che si è parlato del paradigma cognitivo applicato alla psicologia è stato a partire dagli approcci realizzati da Jean Piaget. Lo fa con l’intensità di formulare una teoria psicogenetica che cerca di spiegare l’assimilazione della conoscenza tenendo conto delle motivazioni interne. Nelle sue affermazioni egli afferma che l’interpretazione genetica di un bambino è responsabile di processi come le operazioni logiche. 

In questo modo un individuo possiede nozioni e percezioni come quella dello spazio e del tempo. Secondo Piaget, il paradigma cognitivo si compone di 4 fasi che intervengono nel processo di sviluppo della costruzione della conoscenza. Questo è un processo che inizia dall’infanzia e si evolve gradualmente fino all’età adulta. 

Bisogna anche considerare i contributi apportati dallo psicologo di origine americana di nome Jerome Bruner. È conosciuto con il nome di teoria istruttiva, perché sostiene che l’apprendimento dipende da un processo attivo dove l’informazione dipende da una singola organizzazione. 

D’altra parte si conta anche la teoria dell’apprendimento di David Ausubel. Essa delinea il concetto del l’insegnamento didattico che influisce sul l’apprendimento. In particolare li divide in due categorie: l’apprendimento significativo e l’apprendimento meccanico. La prima dipende da informazioni preesistenti che vengono utilizzate per connettersi alla struttura cognitiva. La seconda dipende dall’inserimento di nuove informazioni mediante la memorizzazione e la ripetizione.